Racconto di uno schiavo



La Padrona era nervosa, lui era agitato.
Era giunto in ritardo all'appuntamento e non era mai successo.
Mistress Mya era stata chiara sin dall'inizio, né un minuto in più, né uno in meno.
E dire che era stato proprio lui a chiedere l'anticipo di trenta minuti sull'orario concordato.
Lei glielo aveva concesso, lui era arrivato in ritardo.

Cinque minuti non sono molti, in genere, ma il loro non era un rapporto in genere, il loro era un rapporto di dominazione e sottomissione e lui era lo schiavo.
E uno schiavo non si presenta mai in ritardo dalla propria Mistress.
Comunque sia, per ragioni a lui insondabili, Padrona Mya decise di non punirlo, anche se restava il fatto che fosse nervosa.

Lui sapeva bene che uno dei compiti principali di uno schiavo è il benessere della propria Padrona e per quella sera doveva fare qualcosa per farLe passare il nervosismo.
Chissà, forse sarebbe bastato eseguire bene gli ordini.
Come se fosse facile.
Le Mistress, di solito, sono esigenti e la sua non faceva certo eccezione.
Almeno in questo, perché l'eccezione, in qualcosa la rappresentava di sicuro.

Era bellissima.

Oramai lui si era arreso all'evidenza, non sarebbe stato solo un sottomesso, uno che obbedisce agli ordini perché è uno schiavo, no, lo avrebbe fatto anche per amore.
Che fosse innamorato di Lei glielo aveva confessato ma Le aveva anche promesso che nulla sarebbe cambiato tra di loro e Lei non avrebbe dovuto temere invasioni di campo.
Lui era lo schiavo, Lei la Padrona, e basta.

Mistress Mya gli ordinò di inginocchiarsi ai Suoi piedi e cominciare a leggere le ultime cinque pagine del libro che lui Le aveva portato.
Era bello fare questo per Lei e, per sua fortuna, dovette piacere anche alla Mistress perché gli ordinò di leggerLe anche le prime cinque.

Poi fu la volta dei piatti.

Sorrise, dentro di sé.

Lo avrebbe fatto con amore, lavare i piatti per Lei sarebbe stato un atto di amore.
Cercò di farli con cura, magari a scapito della velocità.
Ma fu sollecitato dalla Mistress, che al secondo richiamo pensò bene di spedirlo giù, nella cripta, evidentemente era stato lento nell'eseguire l'ordine anche se avrebbe avuto bisogno soltanto di un altro paio di minuti per finire il compito.

Una volta giù, si spogliò e si inginocchiò sul tappeto, attendendo che la Dea comparisse.
Appena giunta Padrona Mya gli ordinò di stendersi a faccia in su', dopo avergli bendato gli occhi con una mascherina rossa.

Lui attese con il fiato sospeso .
Non sapeva se sarebbero state gocce di cera bollente, frustate, graffi, strofinamenti di spazzole sulle parti delicate o chissà cos'altro.
Quando sentì le Sue mani sul collo, sulle prime trattenne il fiato, poi capì che non sarebbe stata una mossa saggia, presumendo che prima o poi le mani della Mistress si sarebbero strette come una morsa, e allora respirò a più non posso.

Non era abituato, nessuna lo aveva sottoposto al controllo della respirazione.
Era a conoscenza che quella fosse una delle pratiche più diffuse nel sadomaso ma lui, più che desiderarlo, ne aveva paura e quando, minuto dopo minuto si accorse dell'effetto prodotto, dovette cambiare parere.

Avvertì come ci si potesse sentire sottomessi e fino a quale punto dell'animo, nei confronti di chi ti controlla il respiro.

Per tutta la durata della pratica, si staccò dalla terra.
Fu come aver raggiunto un mondo lontano popolato solo da due esseri.

Una Regina e uno schiavo.


Lui non sarebbe mai più tornato indietro.
Avrebbe vissuto per sempre in quel mondo, attendendo che la sua Padrona, periodicamente, poggiasse i piedi sul suolo ancora per lui inesplorato.
Per il momento, però, Mistress Mya i piedi li stava poggiando un po' su tutto il suo corpo e lui godeva del contatto.
Non poteva vederli, li sentiva sulla pelle e ne immaginava la bellezza. Non aveva certo dimenticato l'incontro precedente, quando Lei gli aveva concesso di lavarglieli. Ricordava secondo dopo secondo di quel momento magico, anche se i secondi magici cominciavano a essere tanti.
Con lo sguardo sognante accolse i colpi sul suo pene.
Era Suo.
Sono Suo.
Poi mi ha ordinato di appoggiarmi ad una sedia, in ginocchio, e applicandomi ai polsi un veloce bondage mi ha immobilizzato.
Il viso sulla sedia, il sedere in fuori. Mi ha toccato, solleticato, strappato i peli.
E' stato un gioco continuo di dolore, solletico e piacere, uno dopo l'altro, uno prima dell'altro.
Estasi, per me.
Ho desiderato essere penetrato, ebbene sì.
Per la prima volta nella mia vita.
Altre volte, con altre Mistress, quasi me ne scappavo.
Mi sono ribellato varie volte, ho preferito essere punito duramente per averlo fatto ma non ho mai permesso alle mie Padrone di violarmi.
Con Lei no, con Padrona Mya lo avrei voluto.
Ma non ha voluto Lei, apposta.
Del resto, Lei è la Padrona e io il Suo schiavo Per Mistress Mya, per quella sera, era sufficiente.
E, di conseguenza, anche per me, che invece sarei rimasto a vita lì sotto.
Ma la Padrona aveva in serbo un premio e prima di congedarmi mi disse che stava meglio, che non si sentiva più nervosa e tutto questo grazie a me.
Non stavo più nella pelle, almeno per quella sera, avevo centrato il mio obiettivo.
Ero stato un ottimo schiavo.
Per essere il migliore sarebbe occorso del tempo ma io non avevo fretta.....